Giornata dell'Unità Nazionale

Pubblicato il 5 novembre 2023 • Storia

COMUNE DI PONTECCHIO POLESINE
PROVINCIA DI ROVIGO

Rivolgo un caro saluto ai rappresentanti delle Associazione dei combattenti e Reduci, delle Associazioni d’arma, delle altre Associazioni, a Don Fabio e a tutti i cittadini.

Oggi qui davanti al monumento ai caduti delle due guerre mondiali, si celebra la ricorrenza del 4 novembre che comprende la FESTA DELLE FORZE ARMATE E DELL’UNITA' NAZIONALE insieme a quella storica della celebrazione dei caduti in guerra.

Si rende cioè omaggio a tutti quegli italiani, uomini e donne, che hanno perduto la propria vita per la Patria, per la Libertà e per costruire un futuro di Pace.

Un sacrificio estremo e nobile al tempo stesso, che portò certamente all’Unità nazionale anche se con la perdita di centinaia di migliaia di nostri connazionali e tra questi anche nostri concittadini i cui nomi sono riportati in questo monumento.

Ma, scrivendo questo breve discorso mi sono chiesto cosa dire oggi  in particolare ai giovani  futuri cittadini adulti con la responsabilità di guidare tra pochi anni questa nostra Italia.

Leggendo un po’ la storia si evince che la Grande Guerra è il primo conflitto su scala mondiale della storia dell’umanità, sia per le forze schierate in campo che per il numero di vittime causate dal conflitto. Tra le motivazioni principali dello scoppio delle ostilità, i crescenti nazionalismi imperialisti dei diversi stati europei (in particolar modo, quello dell’imperatore tedesco Guglielmo II), il ritiro dell’Impero Ottomano dalla penisola balcanica (e la successiva instabilità dell’intera area), il conflitto economico-politico tra le grandi potenze e, infine, il delitto di Sarajevo (28 giugno 1914).

Le alleanze europee (la Triplice Intesa tra Russia, Inghilterra e Francia e la Triplice Alleanza tra Germania, Impero Austro-Ungarico ed Italia) si intrecciano con le motivazioni economiche, che contrappongono potenze emergenti (come l’Italia e la Germania) a Francia e Inghilterra. A tutto ciò si sommano le aggressive politiche coloniali e una vera e propria “cultura della guerra”, di cui si fanno portavoce molti intellettuali del periodo, ma che trova radici anche nelle pressioni dei grandi gruppi industriali e dei loro proventi con la vendita di armamenti.

 Oggi guardando non solo alla guerra in Ucraina, alla terribile situazione tra Israele e Hamas, alle altre guerre nei luoghi più dispersi, ma anche alle fortissime tensioni tra la Corea del Nord, la Corea del Sud e il Giappone senza dimenticare la situazione tra Cina e Taiwan si adducono le seguenti motivazioni o giustificazioni:

- i nazionalismi,

- le rivendicazioni dei territori e dei popoli,

- il diritto di difendersi e quindi di fare guerre preventive,

- il dominare il mondo o perire,

- dividere il mondo tra questo o quello schieramento,

- il diritto di autoproclamarsi giustizieri e portatori di democrazia,

- la corsa agli armamenti: averne sempre in numero maggiore, sempre più potenti, distruttivi, a lunga gittata (dagli anni 50 la costruzione di armi nucleari non si è fermata),

- i piani militari con ipotesi e scenari di guerre lampo studiati dai vertici militari e dati in pasto ai politici,

- il controllo delle merci e del commercio.

Fatto questo elenco, mi interrogo su cosa ci hanno, realmente, insegnato le terribili guerre del passato, quante cose sono profondamente cambiate da allora? Siamo veramente riusciti a costruire un futuro di Pace?

Dopo più di 100 anni, oserei dire che abbiamo imparato proprio nulla.

Forse perché in realtà l’animo dell’essere umano nonostante il passare degli anni e dei secoli non è cambiato e per questo che ancor oggi commette gli stessi errori che ha sempre commesso.

Mi chiedo: “quale la strada da seguire?” Come coniugare il valore della Patria, la sua difesa e la diffusione degli ideali di democrazia con i valori cristiani della pace e della non violenza, valori che sono anch’essi costruttori della nostra storia?

Prima che tutto degeneri siamo ancora in tempo per imparare dagli errori commessi nel passato. La prima guerra mondiale e il suo ricordo aiutino tutti noi a trovare una risposta.

 Ma l’impegno per tutti è anche quello di trovare la pace dentro se stessi, solo così si potrà diventare buoni educatori di pace e diffonderne la cultura.

“Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all'incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza”, parole di Papa Francesco.

Nel terminare, vorrei ringraziare, a nome di tutta la comunità, le Forze dell’Ordine, Polizia Locale e tutti gli attori che rendono sicuro il nostro territorio, come i Vigili del Fuoco, gli operatori dei servizi di soccorso, la protezione Civile e i volontari delle associazioni impegnati, a vario titolo, per soddisfare le esigenze della cittadinanza.

Ricordiamo i nostri militari in servizio all’estero che conoscono gli orrori della guerra e sono impegnati nelle missioni internazionali. A loro va la nostra vicinanza, il nostro affetto e la nostra stima unite al cordoglio verso coloro che hanno perso la vita mentre prestavano servizio nelle missioni di pace.

La ricorrenza odierna sia quindi occasione di studio, riflessione e confronto perché il passato e le lezioni che ci sono state date dalla storia ci aiutino a comprendere il significato del presente e del nostro ruolo di adulti, di giovani, di politici, di educatori, di responsabili della nostra comunità con sentimenti di rinnovata vicinanza gli uni per gli altri.

Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva la Costituzione, viva l’Italia unita!

Il SINDACO

Simone Ghirotto

(messaggio originale allegato)

DISCORSO 4 NOVEMBRE 2023

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