Giornata della memoria

Pubblicato il 27 gennaio 2023 • Sociale

Cari concittadini,

Riflettere su ciò che la Shoah ha significato  è un fatto indispensabile, soprattutto per i più giovani, affinché possa svilupparsi nelle nostre comunità una coscienza davvero consapevole del principio di uguaglianza degli esseri umani e dei diritti della persona.

Come Sindaco del Comune di Pontecchio Polesine, insieme al vice-Sindaco, Davide Rizzi e accompagnati dall’amico Roberto Bombonato, ho accolto, con immenso piacere, l’invito del Sindaco di Vicenza, Francesco Rucco, a presenziare alla cerimonia del Giorno della Memoria presso la città scaligera.

La Shoa è stato un crimine non solo nei confronti del popolo ebreo, ma dell’intera umanità, perpetrato all’insegna dell’antisemitismo, del razzismo e della xenofobia. Non è certo l’unico, ma è forse uno dei più eclatanti, per il numero delle vittime mietute e per la eco che ha avuto, attraversando tutto il nostro continente.

Ciò che è importante capire è che la Shoa non è stato un qualcosa che si verificato da un momento all’altro, per volontà di un singolo. Già dalla fine del secolo precedente, in un’Europa sconvolta da crisi economiche e sociali, serpeggiava un sentimento profondamente antisemita, sorgevano ghetti e venivano promosse leggi discriminatorie. La Shoa è stato il culmine, quindi, di un qualcosa che già da tempo covava nel nostro continente e a cui Hitler (e non solo) hanno saputo dare forma, pianificazione e organizzazione.

 È importante capire questo perché, come affermava Primo Levi, se è accaduto può di nuovo accadere”.

Le difficoltà spesso inducono gli uomini a cercare un capro espiatorio e quando le circostanze fanno sì che questo tentativo trovi uno sfogo collettivo e che questo sfogo si politicizzi, ecco che l’odio diventa pericoloso. Oggi una nuova guerra imperversa in Europa e, al di là delle ragioni e dei torti di chi governa, ancora una volta assistiamo allo smembramento di un popolo, famiglie divise prima da un confine e ora da un conflitto che vuole trasformare i congiunti in nemici. Un fatto questo che sfugge agli onori delle cronache, ma che a mio avviso rappresenta, dopo le tante, troppe morti innocenti, la vera tragedia di ogni guerra.

Tra le tante iniziative che ogni anno si compiono, di ricordo degli eventi tragici legati all'Olocausto, una è l'installazione di quelle che vengono definite pietre d'inciampo di fronte alle abitazioni dei cittadini europei deportati nei lager nazisti.

Nella giornata, a Vicenza, sarà posizionata una pietra d’inciampo alla memoria di  Torquato e Franco Fraccon.

Torquato Fraccon nacque a Pontecchio Polesine, in provincia di Rovigo, il 29 dicembre 1887.

Dopo aver partecipato alla I° Guerra Mondiale, si iscrisse al Partito popolare italiano. Lavorò prima presso il Credito Polesano a Rovigo, poi, dopo la chiusura dell’istituto in seguito all’intervento fascista,  passò alla Banca Cattolica del Veneto di Vicenza. Sposato con Isabella Ghirardato, nel 1921, ebbe come figli Graziella, Franco e Letizia, che avrebbero avuto un ruolo nella Resistenza vicentina. Durante gli anni del regime, non si piegò alla fascistizzazione della nazione, mantenendo contatti con altri antifascisti più giovani.

 In seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943,  aiutò numerosi prigionieri alleati fuggiti dai campi di prigionia, perseguitati politici ed ebrei, procurandogli documenti d’identità contraffatti e accompagnandoli al confine per passare in Svizzera. Fu tra i promotori del Comitato di liberazione nazionale della provincia di Vicenza.

 Il 7 gennaio del 1944 fu arrestato e interrogato nella caserma Capparozzo con l’accusa del salvataggio dei perseguitati compiuto fino ad allora. Trasferito al carcere dei Paolotti di Padova, e poi a quello di Santa Maria Maggiore di Venezia, subendo un nuovo interrogatorio, nel successivo marzo fu rilasciato dopo aver sottoscritto la diffida a non impegnarsi più nell’opera contestata. Riacquisita la libertà,  continuò, tuttavia, nella Resistenza.

Dopo aver intensificato i contatti con il Comitato di liberazione nazionale regionale,  sostenne, cercando innanzitutto fondi, il battaglione autonomo Valdagno, che lo aveva aiutato nell’espatrio degli ebrei.

La mattina del 26 ottobre 1944, mentre ospitava anche altre personalità compromesse, la sua casa fu circondata in un blitz che portò all’arresto dell’intera famiglia.

Torquato e Franco furono interrogati e torturati, ma non tradirono gli amici e l'organizzazione; accusati di attività eversiva, furono trasportati, prima,  al campo di concentramento di Gries nei pressi di Bolzano e di lì deportati al lager di Mauthausen, dove nel maggio del 1945 trovarono la morte.

Nel 1955, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha conferito a Torquato e Franco Fraccon una medaglia d'oro alla memoria, in riconoscimento della generosa opera da loro prestata in favore degli ebrei.

Il 31 maggio del 1978, Yad Vashem ha riconosciuto Torquato Fraccon come Giusto tra le Nazioni.

L’esempio di Torquato e Franco Fraccon, insieme a tutti gli eroi che con il sacrificio della vita lottarono per la libertà e la democrazia, possa in questa Giornata della Memoria invitarci  tutti a riflettere sul fatto che l’odio non è la soluzione alle difficoltà, e che tutti noi, solo restando uniti nella pace possiamo essere più forti, affrontare le sfide che inevitabilmente ci attendono e provare a vincerle. Perché, è ovvio, a volte si può anche perdere, ma se siamo capaci di guardare chi ci sta di fronte come una ricchezza, di coltivare una sana passione per la differenza che è risorsa, è valore aggiunto alla nostra esperienza di vita, è elemento qualificante e prezioso, saremo comunque vincitori.

Ai più giovani voglio dire di approfittare della grande opportunità loro offerta di poter studiare, e di farlo non per compiacere gli adulti o per un fine puramente utilitaristico, ma perché possiate essere migliori di noi.

 La Memoria serve a questo, a comprendere dove si è sbagliato, affinché gli errori commessi in passato possano non ripetersi mai più e soprattutto come ha scritto Primo Levi, “si debba più subire l'esperienza non umana di chi ha vissuto giorni in cui l'uomo è stato una cosa agli occhi dell'uomo”.

Firmato il Sindaco

Simone Ghirotto

Lettera originale allegata

GIORNATA DELLA MEMORIA - 2023

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