Discorso 4 novembre 2021

Pubblicato il 7 novembre 2021 • Comune45030 Pontecchio Polesine RO, Italia

Rivolgo un caro saluto ai rappresentanti delle Associazione dei Combattenti e Reduci, delle Associazioni d’arma, delle altre Associazioni, a Don Fabio, ai consiglieri comunali presenti e a tutti i cittadini.

Celebriamo oggi la ricorrenza del 4 novembre, ricordo della Vittoria conseguita dalle truppe italiane nel 1918 che segnò la fine della Prima Guerra Mondiale e la festa delle Forze Armate.

E’ la festa di tutto il popolo italiano.

Oggi, come ogni anno, rendiamo omaggio ai caduti per la Patria, a chi ha dato la propria vita per gli ideali di libertà, sacrificandosi senza egoismo e promulgando con il proprio coraggio valori come la democrazia, la pace e l’amore per la propria terra da tramandare come testamento alle generazioni future.

Sono persone dalle quali traiamo un insegnamento di coraggio civile, coerenza e dignità mai piegati al compromesso. Sono eroi che non hanno mai ceduto davanti a un regime di cui non potevano condividere i princìpi e non hanno esitato a contrastarlo percorrendo la via più difficile e pagando a carissimo prezzo quella scelta.

Quest’anno ricorrono inoltre i 100 anni dalla tumulazione della salma del Milite ignoto all’altare della Patria a Roma.

Il 28 ottobre 1921, tutta la Nazione venne coinvolta in un rito collettivo, intensamente vissuto dalla popolazione: la partenza del treno con feretro del “Milite Ignoto”, da Aquileia a Roma, e la sua tumulazione, il 4 novembre, nell’ Altare della Patria. Fu un avvenimento epocale mai vissuto prima dal nostro Paese, ancora fragile e confuso nel primo dopoguerra: mai nella sua storia l’Italia aveva visto una tale commossa partecipazione che univa tutto il popolo italiano, tutti i ceti sociali, tutte le espressioni politiche e culturali, comprese le opposizioni che si erano battute contro l’entrata i guerra: per alcuni il Milite ignoto era il simbolo del soldato eroe morto per la grandezza della Patria, per altro era il simbolo del proletario morto per una guerra non sua, ma tutti lo celebrarono come rappresentante anonimo del dramma che la Nazione aveva vissuto: forse nemmeno il 25 Aprile del 1945 fu altrettanto unificante.

A lui, al “Milite Ignoto” , il Consiglio Comunale di Pontecchio Polesine ha deliberato il 29 ottobre scorso di conferire la Cittadinanza Onoraria, così come hanno deciso di fare in questa circostanza migliaia di altri Comuni italiani.

Una decisione che è anche una speranza di poter vivere, oggi, quel momento così importante per la nostra storia, senza alcuna stanca retorica ma con l’obiettivo di essere tra i protagonisti di una fase in cui il Paese sente il bisogno di riallacciare i fili e di tornare unito.

La scelta è stata anche di ribadire il valore del rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali proclamato solennemente dall’articolo 11 della Costituzione.

Anche Pontecchio Polesine ha contribuito a quel tributo di sangue con la perdita di numerose vite umane, nomi che sono scolpiti sul Monumento ai Caduti. Intendiamo così ricordare i giovani che hanno perso la vita nella Prima guerra mondiale, onorando il loro valore e, al tempo stesso, riflettendo sulle atrocità che le guerre comportano.

Un simbolo che significa: Unità. Vittoria dalla guerra. Pace. Indipendenza. Patria. Libertà. Democrazia.

Ci trovano - oggi - a celebrare il “4 novembre”, certo, con altri tempi, ma i nostri cuori non possono essere diversi da quelli dei nostri padri e madri che hanno pianto carichi di emozione e speranza al passaggio del “Milite Ignoto”

Questi ricordi, queste ricorrenze, devono servire per fermarci un attimo, per permetterci di sederci a riflettere, per spegnere per un po’ tutto il mondo intorno, che, facendoci sempre correre tra mille impegni delle nostre giornate, spesso ci ruba tempo prezioso per capire le cose davvero importanti della vita.

Dobbiamo recuperare profondamente l’orgoglio di essere italiani.

Tutti infatti, ognuno per la propria parte, dobbiamo impegnarci per l'Italia, affinché sia capace, nello stesso tempo, di ascoltare e accogliere chi ha bisogno, e di sentire l’orgoglio delle proprie radici e della propria storia senza farsi sovrastare da esso, un'Italia che sa amare la propria terra rinnovandone i valori e i fondamentali ideali che l’hanno costituita.

Orgoglio e fiducia verso una nazione che ha necessità e bisogno di recuperare e investire nelle generazioni future. Un Paese, che corre il rischio di perdere parte dei proprio giovani perché non trovano prospettive di lavoro e sono costretti ad andare in altre nazioni, non ha futuro.

I giovani, sono coloro che avranno il difficile compito di riportare la nostra società ai valori dei nostri padri e delle nostre madri che hanno combattuto per renderci liberi in un paese democratico.

L’unità della nazione non può essere concepita oggi in una dimensione territoriale , non è più tanto un bene da proteggere o da rivendicare , ma piuttosto un valore straordinario da riconoscere, che tiene insieme una comunità intorno ai principi costituzionali di pari dignità e giustizia sociale, che garantisce diritti e fa avvertire i doveri, che ci fa sentire parte di un destino collettivo, in cui la libertà di ciascuno è legata alla libertà dell’altro, come questa drammatica epoca storica ci sta dimostrando, in cui la tutela della salute del singolo si realizza pienamente solo nella tutela dell’interesse alla salute della collettività. E per questo, uniti, dobbiamo sentire il dovere di proseguire nell’accelerazione della campagna vaccinale, senza sé e senza ma.

Viva l’Italia, viva le Forze Amate.

Il Sindaco

Simone Ghirotto

(messaggio originale allegato)

DISCORSO 4° NOVEMBRTE 2021

Allegato formato pdf